mercoledì 26 febbraio 2014

L'importante è partire


Potrei tatuarmelo sul cuore.

Appena c'è una giornata di sole non lavorativa io e P. partiamo per qualsiasi destinazione fuori città, improvvisata o programmata.  Torino è una città privilegiata (o almeno mi piace crederlo!) perchè già a mezz'ora di macchina si possono trovare paesaggi di montagna, colline, boschi, decine di castelli e centri storici interessanti.
Noi ci facciamo entusiasmare da tutto: passeggiate, trekking, picnic, visite artistiche e culturali, pranzi in osteria, fiere, visite a paesini meno conosciuti, per cui ho un'autentica passione. Siamo di quelli a cui basta mettersi in macchina e partire per stare subito bene.
Ho sempre desiderato poter fare una piccola raccolta dei nostri itinerari, spesso le persone mi chiedono dove possono andare la domenica e mi rendo conto che anche gli autoctoni ignorano tanti luoghi interessanti vicino alla città. 

Mi piace scrivere, mangiare&bere, visitare posti nuovi e stare nella natura: durante il corso Talent Factory (di cui parlo qui)  questi miei interessi sono emersi come talenti da valorizzare e ho trovato l'entusiasmo per provare a concretizzarli. Mi sono fatta avanti con una compagna di corso che ha creato www.astigiando.it, un portale di turismo in Langhe, Monferrato e Roero (le bellissime colline piemontesi del vino ) e le ho proposto di contribuire con una serie di itinerari.

Chiara mi ha dato subito fiducia (la forza delle donne quando fanno rete!) e sono fiera di presentarvi il mio primo itinerario che potrete leggere qui:


E' un percorso di un giorno nelle mie adorate Langhe, un luogo che scalda il cuore. Se andate al link pare che ci sia anche una rarissima immagine della mia chioma al vento. ;-)


mercoledì 19 febbraio 2014

Idoli e derive adolescenziali tardive



Ieri sera si è verificata una congiuntura astrale più unica che rara: io e Dave Gahan ci siamo ritrovati a circa 10 metri di distanza, lui sul palco e io confusa tra il pubblico. Una situazione irripetibile per la mia modesta esperienza di fan, in cui il mio idolo da 25 anni ha per un attimo avvicinato la sua orbita alla mia, ovviamente inconsapevole dell'evento. Per un momento ho pensato "Ecco, ora mi sento felice, potrebbe finire il mondo in questo momento e sarei appagata".

Per la cronaca, ero al concerto dei Depeche Mode a Torino, evento che aspettavo da mesi; il quinto concerto in otto anni di questa band che è stata il mio mito dell'età di 12 anni. Erano gli anni Ottanta, io ero una ragazzina di provincia che consumava i 33 giri a forza di ascoltarli e imparava l'inglese con i testi dei Depeche. Sono passati anni prima che io abbia potuto avere i soldi e l'indipendenza per andare ai loro concerti, per accaparrarmi i biglietti a caro prezzo con mesi di anticipo.
Nel frattempo Dave diventava una rockstar, andava in overdose, si salvava miracolosamente e in rehab incontrava la sua futura moglie, l'infermiera.  Per rimanere sulla cresta dell'onda, 50enne un po' più saggio e misurato ma sempre sexy e con l'aria vissuta, un vero animale da palcoscenico.

Questa mattina, insieme a un manipolo di fans più vicini ai 40-50anni che ai 20, mi sono ritrovata davanti all'hotel dove hanno soggiornato i Depeche per vederli uscire. Ebbene sì, l'ho fatto.
Confesso di avere un po' di vergogna a raccontarlo qui, sembrano scene pù adatte a una 15 enne che a una che presto entrerà negli Anta, però posso dire che c'erano madri di famiglia con i bebè nel marsupio, liberi professionisti indiavolati, insegnanti di liceo e tanti altri personaggi curiosi e insospettabili. 

Osservando i miei compagni di picchetto e parlando con loro (siamo stati 4 ore in piedi e avevamo quel feeling immediato che accomuna chi condivide la stessa fede) ho visto l'atteggiamento un po' ossessivo e monomaniacale dei fans consumati, la tenacia e la pazienza nell'informarsi, attendere, perseverare, idealizzare propri idoli. 
Siamo tutti impazziti? Forse sì, nel mio caso sento che la faccenda mi riaccende un filo diretto con l'adolescenza, con quell'impulsività, entusiasmo e irrazionalità che mi accompagnavano all'epoca e che mi avevano fatto eleggere i Depeche come idoli assoluti. Quella sensazione e quell'atmosfera mi arrivano come un'eco dolce e lontana quando ascolto i vecchi album, insieme alla nostalgia  dell'essere giovane e sognatrice.

Un ragazzo raccontava che al concerto di ieri sera (il suo 20esimo concerto!) si è emozionato di meno e questo lo ha intristito perchè ha capito che l'ultimo legame con la sua gioventù si sta staccando, sta perdendo la capacità di entusiasmarsi come allora; in più vede i Depeche meno energici, qualche ruga di troppo sul viso di Dave, e capisce che i suoi miti stanno invecchiando, che sia loro che noi siamo più vecchi di trent'anni.

Alla fine il punto è questo: sono passati tre decenni per tutti e siamo tutti qui, con le zampe di gallina, la pancetta e i capelli grigi, o tinti, a ricordarcelo a vicenda. Anche se ascoltando quella musica ci sentiamo gli stessi di sempre.

Chissà se Dave e compagni, andando via da un'uscita secondaria dell'hotel in un'auto con i vetri oscurati e lasciandoci con un palmo di naso, non abbiano avuto la stessa malinconia riconoscendo nei loro fans, tranquilli uomini e donne che hanno atteso educatamente per ore,  quei ragazzini con il chiodo e il ciuffo che negli anni Ottanta si piazzavano davanti ai cancelli dello stadio 12 ore prima del concerto. E se non hanno pensato che senza di noi a farli sentire ancora delle star loro sarebbero dei tranquilli signori benestanti di mezza età.