sabato 8 marzo 2014

#Talktoyourdaughter: l’e-book

Ricordate l'iniziativa #Talktoyourdaughter lanciata dal blog La Casa nella Prateria, a cui avevo partecipato con il mio post su Jane Goodall?

#Talktoyourdaughter ha un obiettivo molto reale e attuale: "Parliamo alle nostre figlie prima che lo facciano le aziende". In altre parole, trasmettiamo alle bambine e alle adolescenti un canone di bellezza e di successo femminile che rispecchi i nostri valori (soprattutto interiori) e non lasciamo che siano le aziende, con i loro fini di marketing e di trasmissione di modelli puramente consumistici, a plasmare l'immaginario delle donne di domani e a creare in loro sensi di inadeguatezza, modelli irraggiungibili, focus sull'apparire e sull'esteriorità.

All'invito hanno risposto molte blogger che hanno raccontato una donna che ammirano, che vorrebbero essere, a cui si ispirano.
Gli interventi sono stati raccolti dall'instancabile Claudia Porta della Casa nella Prateria in un e-book, che potrete scaricare gratuitamente a questo link e condividere. E' un collage di tante donne diverse, donne comuni e famose, di oggi e di ieri. 
Tante donne che hanno voluto dire la loro in un dibattito sull'aspetto femminile e sulle aspettative che la società e i modelli imposti generano. Aspettative con cui tutte ci siamo dovute confrontare, e che magari ci hanno fatto sentire inadeguate, hanno richiesto coraggio per non adeguarci passivamente e per affermare la nostra individualità. Modelli che tante assecondano inconsapevolmente, convinte che l'unico modo per essere donna sia puntare sulla sensualità, sulla compiacenza, sul richiamo alla donna oggetto.

Sono contenta che l'ebook #talktoyourdaughter sia uscito proprio oggi, l'8 marzo, così posso dare un contributo personale (ancora più importante perchè nato dalla creatività di una rete di donne) in questa ricorrenza, che a mio parere è diventata un altro fenomeno di massa consumistico svuotato dal suo significato.  

Non voglio mimose nè auguri ma vorrei rispetto per tutte noi gli altri 364 giorni dell'anno. 
Rispetto sul lavoro, rispetto per chi decide di avere un figlio, rispetto in famiglia e nella coppia, fine di quegli atteggiamenti maschilistici latenti che percepiamo ovunque.
Vorrei che arrivassimo a non avere più necessità di un giorno per "festeggiarci" e per portare l'attenzione del mondo sui nostri problemi e sulle conquiste sociali che ancora siamo lontane dal raggiungere. 
Auguri a tutti, uomini e donne, per un cambio di mentalità.






2 commenti:

  1. stamattina sono stata a expocasa con i miei genitori. Davanti a uno stand di lucidatrici per pavimenti, il rappresentante ci guarda e fa: "Signore, non è ora di andare a pulire?"
    L'abbiamo sbranato, ovviamente, ma che tristezza: finita la festa, è ora di tornare in cucina e alle nostre solite "femminili" mansioni...

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  2. eh sì...non ci basta un giorno di festa all'anno? cosa pretendiamo? Certo che quel tipo ha delle strategie di approccio un po' tristi verso le potenziali clienti. Si dovrebbe aggiornare di 40 anni, la casalinga perfetta degli anni Sessanta non c'è più

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