Recentemente mi è capitato sotto il naso un articolo di Internazionale intitolato "Come leggere un libro alla settimana". Lo trovate qui.
Apprezzabile l'intenzione dell'autore, che descrive (probabilmente a un pubblico di non lettori che non sa neanche da che parte si apra un libro) i vantaggi dell'abitudine di leggere: aumenta le idee, la capacità di capire il mondo ed è addirittura "meglio della TV e perfino di internet" (sì, dice proprio così). L'obiettivo di leggere un libro alla settimana, mediamente 40 pagine al giorno, secondo lui rafforza l'abitudine di portare a termine le cose.
Non avevo mai pensato al libro in questi termini, come un boccone indigesto da aggredire, un'attività da imporsi. Capisco che se la lettura non è una passione possa essere necessaria una strategia di attacco per farsela piacere, ma a me questo articolo ha fatto venire voglia di dedicare qualche riga alla lettura, il mio primo ed eterno amore, e di contrapporlo a questo approccio quantitativo e pragmatico.
Non quantificherò mai i libri che leggo, so di leggere tanto ma non mi interessa sapere quanti, non credo che sarei una persona migliore e più colta se leggessi con metodo 40 pagine al giorno invece di passare la nottata in bianco quando mi innamoro di un testo, e poi magari passare una settimana senza leggere perchè non ho il libro giusto per il mio stato d'animo.
Avevo un collega che sottolineava la sua cultura dicendo che l'anno precedente aveva letto 60 libri. Echissene..., pensavo.
Mi ricorda quei discorsi tipo: "Mick Jagger ha avuto 4000 donne nella sua vita". Sottintendendo che è un figo per questo (che poi se fosse stato un Signor Nessuno quante lo avrebbero considerato?!?). Quando inizi a contare le donne (o i libri), significa che per te solo il numero totale ha un valore, ti aiuta ad attribuirti importanza e sicurezza.
E poi spiegatemi perchè leggere 52 libri all'anno con una timing precisa settimanale dovrebbe essere meglio di leggerne 10, magari amati, gustati
in ogni parola, e interiorizzati. In quest'ottica libri come Guerra e Pace e Anna Karenina dovrebbero finire al macero, perchè la loro mole interferisce con la tabella di marcia settimanale.
La cultura e l'apertura mentale non si appiccicano addosso con scelte del genere, a mio parere. E' un approccio diverso, non serve una strategia che ottimizzi la produttività.
Io non so quanti libri ho letto, ma so che certi libri mi hanno portata nel loro mondo, ho amato le storie e i personaggi, le parole con cui raccontano, e quando li ho terminati ho sentito un vuoto. Come degli amici cari che all'improvviso partono.
So che ho un ripiano di libri che aspettano di essere letti e un'agendina con tanti titoli appuntati di libri che vorrei leggere. Il rito di andare davanti alla mia libreria, o all'indice del kindle, e decidere quale è il libro giusto da iniziare è un piacere che si rinnova ogni volta, un colpo di fulmine. Lo metto sul comodino e penso "staremo bene insieme", non "Una settimana e ti faccio fuori".
E se al primo capitolo c'è qualcosa che non mi spinge a continuare, senza rimorsi chiudo il libro e lo rimetto nello scaffale, in attesa di tempi migliori.
Da quando avevo 5 anni e sillabavo le storie di Barbapapà, leggere è la cosa migliore che ho imparato.
E voi cosa ne pensate? Come vivete la lettura?